
Accogliere l’errore e trasformarlo in apprendimento
Educare può significare tante cose, è un termine complesso che racchiude aspetti e teorie variegate; se lo analizziamo dal punto di vista dell’etimo, ciò che salta subito all’occhio è la dimensione del movimento, il portare fuori un’esperienza, per poi farla tornare indietro diversa, rielaborata dal contesto e dalla relazione.
Quando si pensa all’educazione dei propri figli, soprattutto se molto piccoli, l’immagine del percorso, del cammino insieme, mano nella mano, incarna bene la metafora che sottende il processo educativo.
Al Centro senza Fili c’è uno spazio d’ascolto dedicato alle famiglie, per parlare insieme dei piccoli grandi temi legati al mondo dell’infanzia.
Bruno Bettelheim in un testo magistrale parla di “genitori quasi perfetti”, quale modello a cui tendere: adulti capaci di accogliere l’errore e renderlo insegnamento.
Gli adulti, in particolare le figure genitoriali, così come i bambini, non sono immuni dal commettere errori, ma non sempre sono capaci di accettarli, farne tesoro e valorizzare la lezione che può trasmettere ai piccoli che li osservano.
Dagli errori si apprende, da piccoli come da grandi. Il passaggio fondamentale è la riflessione, seguita dalla riparazione. Ripartire dagli errori, soprattutto quando si incontrano ostacoli che affaticano, è una risorsa preziosa, fonte di apprendimento e meccanismo per riprogrammare le scelte educative più adatte alla situazione.
Adulti responsabili sono disposti a regredire per meglio sintonizzarsi con il mondo interiore dei bambini, per comprenderne al meglio i bisogni legati a un particolare stadio evolutivo. Non esistono ricette e manuali per l’uso. Ogni bambino e bambina desidera un’attenzione “su misura”.
Attraverso l’ascolto e il racconto dei propri vissuti si può raggiungere una conoscenza più approfondita delle dinamiche che regolano il mondo dell’infanzia, e calibrare con consapevolezza e cura scelte educative appropriate.