
La sala di psicomotricità è il luogo delle possibilità
Chiara, la psicomotricista di Open Group che lavora al Centro senza Fili, lo sa bene e questo senso di imprevedibilità spaventa e affascina: ciò che il bimbo porta in sala è una novità sia per l’adulto che per il bimbo stesso.
Il setting psicomotorio è molto preciso: c’è un rituale iniziale con accoglienza e consegna del nome del bambino, c’è lo stabilirsi dei patti tra l’adulto e il bambino, segue una proposta di esplorazione che dà vita al gioco simbolico, una proposta di attività manuale (manipolazione di un materiale, la costruzione con dei pezzi di legno, oppure il disegno) e infine un tempo per l’ascolto, attraverso una lettura e i saluti.
Ma R., un bambino che abbiamo conosciuto al Centro senza Fili, lo ha messo subito in discussione.
Chiara ha aperto la porta e il bambino è entrato dentro la sala, come un fulmine esclamando: “Ma che bello questo posto!”
R. corre velocemente da una parte all’altra della sala, come un’elegantissima antilope.
Lo psicomotricista si presenta e poi si presenta anche lui.
Chiara: “Ho preparato questo posto per te e ho anche scritto il tuo nome”
R. “Non lo voglio, io voglio distruggere”.
“Qui si può fare, ma c’è una regola: non farsi male, perché tu sei importante”.
R. “Io sono forte, non mi faccio male, ora io voglio distruggere”.
“Vedo che sei forte, se vuoi facciamo una torre da distruggere”.
R.: “Sì, la voglio altissima”.
E la torre diventa altissima, composta da dieci pezzi, e R. prende la rincorsa e con la testa distrugge la torre, cadendo sui materassi e ridendo dice: “è stato bellissimo! Rifacciamolo!”
Chiara risponde: “Ho visto che hai usato solo la testa”.
R. “Perché io sono un capricorno, ho la testa dura”.
R. ripete questo gioco diverse volte, accogliamo la sua voglia di distruggere, ma il suo gioco non evolve e c’è la necessità di spostare la sua attenzione.
Chiara: “Cosa possiamo fare con questo materiale?”
R.: “Una casa tutta mia, non ci deve entrare nessuno, né i bimbi, né i grandi”.
Chiara: “Sarà solo tua!”
E prende forma una casa ben pensata, con dei teli come tetto, una finestra, un passaggio segreto, una porta. R.: “Se vuoi puoi venire a vedere”.
Lo psicomotricista accetta l’invito e si avvicina chiedendo se è al sicuro.
R.: “Sì sono al sicuro, i nemici mi vogliono togliere l’energia ma io sono al sicuro, il mio QI è potente!”
I nemici lo attaccano, attaccano anche Chiara. Allora prendono le “spade” per difendersi. Chiara è la sua alleata.
R. esclama: “Attenta, alla tua destra, ora girati son dietro di te!” e la psicomotricista finge di essere stata colpita quando R. gli porge una pallina rossa: “Questa ha proprietà curative” salvandola simbolicamente.
La psicomotricista guardo l’orologio perché il tempo sta volando: “Ci sono ancora pochi minuti per questo gioco”. La fatica di interrompere un flusso creativo così potente pesa anche a Chiara.
Quando è arrivato il tempo del disegno, R. non è contento: “Non so disegnare e non mi piace”, continuando a salire sulla spalliera e a saltare.
Chiara: “Si fa fatica a lasciare qualcosa che ci piace fare, ma potrai continuare la prossima volta”.
R. accetta con fatica la proposta del disegno, ma accoglie con piacere il momento della lettura. Si siede sulla panca che Chiara gli ha proposto.
R. guarda Chiara leggere, i suoi piedi scalcianti trovano riposo. Chiara rallenta la velocità della lettura, R. è concentrato e curioso.
La storia termina e Chiara gli consegna un bigliettino in cui c’è scritto che lo aspetta per il prossimo incontro.
Lui sorride, poi guarda la casa che ha costruito, sembra preoccupato.
R.: “Chi c’è dopo di me? Non distruggere la mia casa, è solo mia.”
Chiara: “Io non la distruggo; la prossima volta, se vorrai, potrai rifarla!
R: “Posso venire domani?”
Chiara gli spiega che si vedranno una volta alla settimana, ma che ricorderà molto bene i suoi giochi. Poi lo abbraccia e R. esce dalla porta.